venerdì 20 aprile 2018

Luigi Natoli: il matrimonio del conte di Geraci con Costanza Chiaramonte. Tratto da: Mastro Bertuchello.


Nella Pasqua del 1322, in un torneo tenutosi nelle feste per la coronazione dell’infante Pietro, che re Federico si associava al trono, messer Francesco Ventimiglia vide a un palco, fra altre dame, la fanciulla dei Chiaramonte, Costanza.

Era così bella, così gentile, così affascinante, che messer Francesco non potè non ammirarla. Certamente ella sarebbe stata una degna contessa di Geraci. Avrebbe recato non soltanto la beltà e la ricchezza, ma anche lo splendore di un nome, che in quei giorni sopravanzava su tutti. Il suo orgoglio si destò: l’idea di quelle nozze, che da prima aveva scacciato come assurda, cominciò a sembrargli conveniente e possibile. Ci pensò sopra.
- Ci son baroni traditori, – insinuava il vecchio servitore; – ai quali il re confisca i feudi. Il vostro Franceschello potrebbe ottenerne l’investitura, e diventare il capo stipite di un’altra branca dei Ventimiglia, conservando le vostre armi, aggiungendovi la sbarra di bastardo, per distinguersi dal ramo legittimo: e voi, messere, avreste così assicurato l’avvenire dei vostri figli, allargata la vostra casa di nuovi rami, accresciuta la vostra potenza. Il re stesso sarebbe da meno di voi.
Batti oggi, batti domani, la vinse. Messer Francesco domandò la mano di madonna Costanza, e giammai nozze suscitarono tanto consenso e tante invidie, quanto quelle, che salirono alla importanza di un avvenimento storico. Esse furono celebrate nel maggio di quell’anno con pompa regale.
Madonna Margherita non si oppose, non si dolse, non si adirò. Quando il conte un po’ impacciato le annunziò la necessità di quelle nozze, chinò il capo rassegnata, il conte non vide il lampo che quei begli occhi sfolgorarono prima di chinarsi, né le lagrime che luccicavano tra le palpebre. Vide quella sommissione inaspettata, quella mansuetudine silenziosa, e se ne commosse.

Quando messer Francesco verso sera, se ne fu andato, Madonna Margherita si gittò sul letto piangendo disperatamente di dolore, di collera, di gelosia. I sogni che aveva vagheggiato per sé e pei figli svanivano. Ella non sarebbe mai stata altro che la ganza del nobile conte, e i suoi figli, bastardi. Altri avrebbe raccolto l’eredità che ella aveva sperato pel suo Franceschello; quella Madonna Costanza avrebbe con le sue carezze obbligato il conte a scacciare la povera amante. Tradita, abbandonata, forse miserabile, che sarebbe stato di lei? Che dei figli?

Urlava, percotendosi il capo, maledicendo l’intrusa, ardente d’odio e di gelosia, confondendo nello stesso sentimento anche il conte:

- Ah! Tu credi che io mi rassegni? Che io mi lasci portar via tutto? T’inganni! T’inganni!...

Volle passare dinanzi alla casa di messer Francesco: attraverso una finestra vide un lume; pensò che lì forse era la camera nuziale, e che in quel momento Costanza offriva la bella e fresca bocca giovanile ai baci di messer Francesco; e allora alzò i pugni minacciosi verso la finestra, gridando:

- Che il tuo grembo sia maledetto come un terreno sterile; che le tue gioie si tramutino in pianto! Sposa di maggio, non godrai del cortinaggio!


Luigi Natoli: Latini e Catalani vol 1. - Mastro Bertuchello
pagine 575 - Prezzo di copertina € 22,00
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Luigi Natoli: Il caso di Sciacca. Tratto da: La Baronessa di Carini e altri racconti con fatti di sangue.

Caso orrendo che lasciò, come il Vespro, memoria durevole nella tradizione popolare, avvenne per la inimicizia di due famiglie potenti...