Ora mi par che sia tempo
far conoscere noi a noi stessi; perché ci conoscan meglio gli altri; imparare a
stimarci, perché gli altri ci stimino; mostrare quel che fummo, quel che
facemmo, perché non ci si tratti più da popolo barbaro e conquistato. Mi par
che sia tempo di far conoscere che la Sicilia ha dato al mondo qualcosa di più,
e di più alto, e di più nobile, che non quella mafia voluta e reggimentata dai
governi dal 1860 in poi, e che è la sola cosa che noi sciagurati, ed i
continentali, ingiusti, facciamo conoscere.
I nostri giovani
apprendono, per esempio, a stimare Ferruccio che a Volterra ferito si fa
trasportare in una sedia, tra i combattenti; ma ignorano che nel 1325, per tre
giorni, Giovanni Chiaramonte il vecchio ammalato, difese e salvò Palermo contro
Angioini, Papalini e Genovesi facendosi trasportare in un lettuccio! Apprendono
come nacquero e progredirono le discordie in Firenze, e non sanno nulla delle
tragedie che insanguinarono la Sicilia, per le discordie fra i Chiaramonte e i
Ventimiglia, fra Catalani e Latini.
Conoscono Masaniello e
ignorano Giuseppe d’Alesi: e ignorano la lunga serie di cospirazioni, di
rivolte, di sacrifici per la indipendenza; ignorano che qui, prima che altrove
il pensiero laico ebbe la sua manifestazione; che da questa isola nel
rinascimento uscivano maestri di diritto e di lettere umane all’Italia e alla
Spagna; che innanzi ai nostri ambasciatori si spalancavano a due battenti le
porte della reggia di Granata, e che nella corte universale di Roma, essi
avevano posto dopo quelli di Francia, Germania e Spagna e prima anche di quelli
di Venezia potentissima; ignorano che l’Aquila di Sicilia, sui mari, nel lungo
duello contro il musulmano, si recingeva di allori non meno gloriosi di quelli
raccolti dal Leone di S. Marco.
Queste e molte altre cose
ignorano i giovani nostri, che pur non ignorano quanti mariti ebbe Lucrezia
Borgia....
Luigi Natoli
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