martedì 20 febbraio 2018

Luigi Natoli: è tempo di far conoscere noi a noi stessi.


Ora mi par che sia tempo far conoscere noi a noi stessi; perché ci conoscan meglio gli altri; imparare a stimarci, perché gli altri ci stimino; mostrare quel che fummo, quel che facemmo, perché non ci si tratti più da popolo barbaro e conquistato. Mi par che sia tempo di far conoscere che la Sicilia ha dato al mondo qualcosa di più, e di più alto, e di più nobile, che non quella mafia voluta e reggimentata dai governi dal 1860 in poi, e che è la sola cosa che noi sciagurati, ed i continentali, ingiusti, facciamo conoscere. 
I nostri giovani apprendono, per esempio, a stimare Ferruccio che a Volterra ferito si fa trasportare in una sedia, tra i combattenti; ma ignorano che nel 1325, per tre giorni, Giovanni Chiaramonte il vecchio ammalato, difese e salvò Palermo contro Angioini, Papalini e Genovesi facendosi trasportare in un lettuccio! Apprendono come nacquero e progredirono le discordie in Firenze, e non sanno nulla delle tragedie che insanguinarono la Sicilia, per le discordie fra i Chiaramonte e i Ventimiglia, fra Catalani e Latini. 
Conoscono Masaniello e ignorano Giuseppe d’Alesi: e ignorano la lunga serie di cospirazioni, di rivolte, di sacrifici per la indipendenza; ignorano che qui, prima che altrove il pensiero laico ebbe la sua manifestazione; che da questa isola nel rinascimento uscivano maestri di diritto e di lettere umane all’Italia e alla Spagna; che innanzi ai nostri ambasciatori si spalancavano a due battenti le porte della reggia di Granata, e che nella corte universale di Roma, essi avevano posto dopo quelli di Francia, Germania e Spagna e prima anche di quelli di Venezia potentissima; ignorano che l’Aquila di Sicilia, sui mari, nel lungo duello contro il musulmano, si recingeva di allori non meno gloriosi di quelli raccolti dal Leone di S. Marco. 
Queste e molte altre cose ignorano i giovani nostri, che pur non ignorano quanti mariti ebbe Lucrezia Borgia....

Luigi Natoli

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