martedì 20 febbraio 2018

Luigi Natoli: messer Francesco Ventimiglia, conte di Geraci. Tratto da: Mastro Bertuchello


Poco meno di due anni prima, un tragico avvenimento, che, per la qualità del personaggio che ne fu vittima, commosse tutta l’isola, aveva disorientato mastro Bertuchello, o lo aveva obbligato ad abbandonare il suo paese e a mutare il suo mestiere. 

La catastrofe che aveva ucciso il conte di Geraci, dispersa la sua famiglia, e spartiti fra’ i suoi nemici i feudi, era stata così la repentina,così travolgente, che il povero maestro di scuola, dopo due anni, ne risentiva lo spavento e l’orrore, e non poteva non riparlarne. E probabilmente la sua avversione verbale per le donne, più che dà malanni procurati a lui, traeva origine dalla parte che le donne rappresentarono in quella catastrofe.
Messer Francesco Ventimiglia, conte di Geraci, vantava sangue regio. Una tradizione di famiglia, che però non è avvalorata da alcun documento, gli attribuiva discendenza dai principi della Casa d’Altavilla: certo le armi dei Ventimiglia erano quelle stesse dei re normanni di Sicilia: lo scudo d’azzurro traversato da una fascia a scacchi alternati bianchi e rossi.
Messer Francesco era uno dei più potenti signori del reame; il suo vasto dominio si stendeva dal mare fino sopra le Madonie.
Al tempo della catastrofe comprendeva una ventina di feudi, Sperlinga, Pollina, Castelbuono, Golisano, Gratteri, Sant’ Angelo, Malvicino, Tusa, Castelluccio, le due Petralie, Gangi, S. Marco, Belici e altre terre minori e casali, lo riconoscevano signore: alla sua casa,per diritto ereditario concesso dai re, spettava l’ufficio di Gran Camerario, una delle sei o sette dignità supreme del regno.
L’amicizia e la protezione di chi gli era largo al re Federigo, che lo aveva incaricato di ambasceria pel papa, e lo aveva dato compagno al principe Pietro nella escursione in Toscana, lo avevano fatto conte di Geraci: i servigi sedi da lui al re e al regno travagliato dalle continue pretensione della corte angioina, la ricchezza, l’ampiezza della stato ne avevano fatto il personaggio più rispettato, più temuto, più invidiato. Non poteva dire di essere amato o di godere salde amicizia. Non se le accattivava. facile agli impeti, violento, instabile nelle relazione, vago di piaceri e di novità, superbo della sua nobiltà, spregiatore degli altri, generoso fino alla prodigalità e nel tempo stesso geloso dei suoi diritti, prode, irriflessivo, era un impasto di buone e di cattive qualità...


Luigi Natoli: Mastro Bertuchello. Latini e Catalani vol. 1
Pagine 575 - Prezzo di copertina € 22,00.
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